Nei primi tempi di internet, quando per connetterti rubavi la linea telefonica a tua madre e il modem faceva strani rumori, c’erano pochi dubbi su quale colonne poggiasse la rete: the internet is for porn è un meme da ben prima che li chiamassimo meme. Quando la connessione si pagava a consumo, nessun avrebbe mai aperto il portafoglio per leggere le opinioni del dirimpettaio di pianerottolo. Per un bel paio di tette, però, beh, quello è un altro discorso.

Oggi provando a digitare Internet is made of nella barra di ricerca di Google, il completamento automatico propone come prima ipotesi cats. Non so se ciò dica qualcosa di particolare sull’evoluzione della nostra società, in meglio o in peggio, ma credo sia un dato di fatto indiscutibile: internet oggi è fatto in una buona percentuale di gattini. Ma anche di porno. E di un sacco di altre cose che grazie alla libertà della rete hanno trovato spazio e forme espressive. Cose strane e inimmaginabili: è la bellezza della libertà. Tipo, esempio a caso, le collezioni di oggetti legati alle gesta dei serial killer.

Mettendo da parte il porno – anche se il sesso è uno dei motori della storia – gatti e collezionismo macabro sono invece le colonne portanti di Murderabilia, il fumetto con cui il talento spagnolo di Álvaro Ortiz fa il suo esordio in Italia grazie a Bao Publishing.

I gatti sono quelli dello zio Malmö Rodriguez, divenuti prima involontari testimoni della morte accidentale del loro padrone, uomo solitario e scontroso, e poi costretti dalla loro natura di predatori a cibarsi del cadavere nelle settimane intercorse tra l’avvenimento e la preoccupazione dei parenti per il prolungato silenzio.

Il collezionismo macabro, invece, è ciò che smuove Malmö dalla sua cameretta in casa dei genitori, dove vive ormai da troppo tempo cullando velleità da scrittore senza aver mai messo giù una sola riga. Quei due gatti, con la loro storia incredibile, valgono bene un viaggio verso uno sperduto paesino tra i monti, in una regione lontana e non meglio precisata. Ma soprattutto valgono un sacco di soldi per lo strambo collezionista che se li è accaparrati con un’asta all’ultimo rialzo online.

Oltre l’indubbio stimolo rappresentato da un bel po’ di soldi facili, ciò che spinge Malmö a imbarcarsi in un viaggio verso il nulla, ovvero un paese lontano diverse ore di tornanti da qualunque altro spunto di civiltà, è la prospettiva di scuotersi dal suo torpore da millenial e lasciarsi finalmente colpire dagli stimoli esterni, indispensabili per chi come lui ambisce a vivere raccontando storie.

Il fatto che il suo taccuino sia destinato a rimanere intonso a lungo, mentre Malmö trova un lavoro, una compagna di letto e un amico inatteso, è abbastanza indicativo di cosa pensa Álvaro Ortiz di chi crede che ci si possa improvvisare autori, come il suo personaggio. D’altra parte, però, la storia di Malmö diventa essa stessa la storia raccontata da Álvaro Ortiz, a sua volta all’epoca in cerca di spunti creativi per una nuova storia, in un corto circuito narrativo che gioca a confondere i confini tra autore e personaggio.

Questo gusto per l’assurdo e il paradosso trasuda da ogni tavola di Murderabilia. A partire dal peculiare stile grafico di Álvaro Ortiz, composto da linee morbide e colori tenui che sanno raccontare atrocità col candore di un bambino. Non bisogna lasciarsi trarre in inganno dai suoi personaggi da vignetta satirica domenicale: la graphic novel di Ortiz si diverte a sovvertire le aspettative e a ribaltare i modelli da cui sembra prendere spunto.

Prendiamo il paesino innominato in cui finisce Malmö. C’è un motel, un diner e una segheria, ma no, non è quel paesino trai monti a cui di sicuro ora state pensando. Il male che cova sotto gli abeti di questo luogo imprecisato, il cui nome Ortiz oscura volontariamente nelle didascalie per negare al lettore ogni riferimento geografico, non è certo quello atavico e metafisico di Lynch, ma un pregiudizio molto più banale e moderno. Una mentalità che non trova mai nessun tipo di giustificazione nel volume e che Malmö spazzerà via nel più imprevedibile dei modi.

Ortiz però non si limita a decostruire i confini delle strutture narrative in cui ha infilato la sua surreale storia macabra, ma anche quelli del fumetto come forma di narrazione. Murderabilia è un’opera mutante in cui parole e immagini collaborano alla narrazione in alcuni frangenti, mentre in altre occasioni è il disegno che si mette al servizio della parole, senza tuttavia snaturare la sua forma e la sua funzione grazie a un uso estremamente consapevole della gabbia, che può arrivare a frammentarsi in funzione del ritmo o a ridursi per lasciare spazio al testo. Eppure, benché a tratti la sua graphic novel grondi di parole, a Ortiz bastano tre punti – intesi come segni grafici – per rendere un’espressione e raccontare tutto ciò che le sue didascalie non dicono.

Il viaggio di Malmö è allora quello dello stesso Ortiz fuori dalla sua zona di confort, oltre i confini dei generi, al di là delle ripetizioni degli schemi narrativi, per lasciare che la storia che vuole essere raccontata trovi una strada verso la pagina. Proprio come i gatti dello zio hanno trovato una modo per sopravvivere, indifferenti a tutto, ma non senza un pizzico di sadica vendetta. 

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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